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Archivio Metallo Italiano Presenta:. Intervista a Roby Vitari (Headcrasher, Creepin’ Death,Mindwars…)


Intervista a Roby Vitari (Headcrasher, Creepin’ Death,Mindwars…)

Per il secondo appuntamento con la rubrica “Archivio Metallo Italiano presenta…” ho deciso di invitare un grandissimo batterista che ha militato in moltissime band dalla metà degli anni ’80 a oggi: Roby Vitari. Elencare le band di questo ragazzo dalla prima all’ultima richiederebbe troppo tempo, quindi in quest’intervista mi sono concentrato sulla sua band metal più importante, gli Headcrasher e sui suoi lavori futuri, che includono naturalmente i Mindwars, con i quali sta per pubblicare un nuovo album.

Ciao Roby, ti ringrazio subito per la disponibilità! La tua primissima band furono gli Headcrasher, nel 1985, cosa ti ricordi di quella band e in generale di quel periodo?

Ciao Michele, grazie a te per l’opportunità! In realtà la mia primissima band non furono gli Headcrasher, ma i Power Infusion, che furono i precursori degli HC. Avevo appena diciassette anni quando mi riunii con alcuni amici e decidemmo di mettere su una band; a quel tempo vivevo a Cosenza (NdR. era il 1984, Roby si trasferirà a Torino solo nel 1990). Purtroppo, a quell’epoca, abitare in provincia era come stare nel deserto dal punto di vista metal! Per mettere le mani sui vinili delle mie band preferite come gli Slayer o i Metallica dovevo ricorrere alla posta, oppure andare in treno fino a Bologna: di conseguenza quando nel 1985 cambiammo nome in Headcrasher ed iniziammo a suonare thrash metal, fummo dei veri e propri pionieri del genere. Inoltre eravamo quasi tutti autodidatti perché, come ho già detto, a Cosenza non c’era assolutamente nulla! Registrammo il primo demo nel 1986, aggiungendovi un pezzo che avevamo messo su cassetta l’anno prima: questo fu il mio primo demo! Ricordo che lo vendevamo a 5000 lire durante i concerti, tutti rigorosamente in Calabria. Nel 1987 registrammo “The last judgement” che si caratterizzò per uno stile molto più estremo. Subito dopo, incontrammo quasi per caso Alex Magnelli, un ragazzo del posto che aveva un tiro formidabile e non ce lo lasciammo scappare; grazie alla sua chitarra acquisimmo un sound molto bay-area. Tutti i pezzi del demo “Dead in the USA” confluirono poi nel nostro primo full-lenght, intitolato “Nothing will remain” del 1989; che fu pubblicato grazie all’aiuto di Klaus Byron, che ci diede una mano, credendo in noi, a stipulare un contratto con la ”Metalnews”, sotto-etichetta della Discomagic. Pensa che oggi quel vinile vale ben 150 euro nel web!!! In ogni caso nel 1989 non ne potevo più di vivere nella desolazione musicale di Cosenza, così, insieme al cantante Claudio Gentile, mi trasferii a Torino, dove rimettemmo insieme la band con carne fresca. In quel momento lavoravo per la radio e successivamente per Metal Shock: ciò mi permise di entrare per la prima volta in contatto con gli Stati Uniti e con le band leggendarie della San Francisco Bay. Stavo seriamente pensando di andare a vivere negli USA, quando la Dracma ci propose un contratto per il secondo full-lenght. Registrammo “Introspection”, e dopo il memorabile “Italian Assault Tour” (assieme agli amici Broken Glazz e i Braindamage),decisi di prendermi una pausa dal thrash, e fondai i “The Art of Zapping”. Ma quella è un’altra storia. 



Qual è stato il tuo rapporto con la musica dopo l’esperienza Headcrasher?

Capii che la musica era il mio mondo a 3 anni, non potevo farne a meno: nel 2003 ho dato il via al mio studio di registrazione “Number 8 Studio” ampliando il mio campo di competenza alla registrazione. Mi sono dedicato a un gran numero di band, spesso suonavo con tre gruppi contemporaneamente! Dal 2011 sono tornato alle radici, il mio thrash metal, entrando nei Jester Beast (dal 2011 al 2013) e quindi nella attuale reunion dei Creepin’ Death. Tuttavia il mio progetto principale sono i Mindwars, un gruppo internazionale che vanta tra le sue fila l’ex chitarrista degli Holy Terror, Mike Alvord e Danny “Z” Pizzi: conobbi Mike nel 1989 a un concerto degli Holy Terror, Exodus e Nuclear Assault e 25 anni dopo abbiamo riallacciato i contatti grazie ad internet.

Tornando alla tua esperienza con gli Headcrasher, quale pensi che sia il disco più rappresentativo, quello che preferisci.

Beh, sicuramente “Nothing will remain”! Fu registrato nello Studio K di Carmelo Labate e credo sia stato l’apice della band. Per quanto riguarda le altre band, mi è impossibile trovare un cd preferito; ognuno ha la sua storia e non si possono paragonare tra loro.



Com’è cambiata la scena metal a Cosenza e Torino dagli anni ’80 a oggi?

Come ti ho già detto, Cosenza era un mortorio. C’era un solo negozio di dischi e vendeva poco metal; non c’erano pubblicazioni ne webzine, per questo quando ci mettemmo a suonare, la gente ci guardava come se fossimo degli alieni e la polizia ci fermava di continuo pensando fossimo delinquenti (ride, ndr). Ricordo che provavamo nella cascina di un contadino, e che tutte le volte doveva spostare la macchina e il trattore per far posto agli strumenti. Torno a Cosenza un paio di volte l’anno per cui non ho una percezione approfondita dell’attuale scena; so comunque che sforna molti artisti preparati.

Torino invece era un nuovo mondo: d’improvviso ci trovammo in una sorta di paradiso dei musicisti. Ricostruire la band fu facilissimo, avevamo l’imbarazzo della scelta e facemmo numerosi provini. All’epoca andava moltissimo il punk e l’hardcore con band come i “Negazione” e i “Declino” oltre che un po’ di sano heavy metal; purtroppo però questo genere ha perso sempre più popolarità, e si è rifugiato nell’underground. Oggi Torino è la città del pop elettronico e dei Subsonica mentre le band metal sono diventate di nicchia, e conosciute solo tra gli amanti del genere.


Quali sono i tuoi progetti futuri e con chi ti piacerebbe suonare di nuovo?

Al momento i Mindwars sono il mio progetto principale tuttavia a causa della lontananza, è un po’ difficile suonare con continuità; di conseguenza, nonostante abbiano la priorità assoluta, mi sto confrontando con la reunion dei Creepin’ Death. Ho anche un progetto assieme al il chitarrista dei “Marta Sui Tubi”, molto estremo e cantato in siciliano, spero possa proseguire.

Da ogni musicista con cui ho avuto l’onore di collaborare, ho imparato qualcosa, risuonerei con tutti, magari tutti assieme (ride, ndr)!!!.


Per concludere ti chiedo cosa ne pensi di queste band di Torino:

Black Evil e Creepin’ Death: Uno dei miei gruppi preferiti, assieme ai Jester Beast.

BrainDamage: Sono dei cari amici, tostissimi, hanno registrato un paio di anni fa nel mio studio.

Broken Glazz: Ai tempi degli Headcrasher, facemmo un tour insieme a loro e i Brain Damage. Sono dei carissimi amici!

Fil di Ferro: Non li conosco bene , ma sono senza dubbio una band storica.

Hurtful Witch/Morgana: Roberta è mia amica, vado spesso mangiare al suo ristorante, lei è la “Metal Queen”!

NIB: Ho registrato il loro ultimo disco, e devo dire che sono fuori di testa! Con loro mi sono divertito da morire.


E questa è la conclusione dell’intervista; ringrazio Roberto per la disponibilità e vi invito ad ascoltare sia gli Headcrasher che i Mindwars su YouTube. Se l’articolo vi è piaciuto e volete supportare il mio progetto, un like e una condivisone della mia pagina Facebook non fa mai male!!! Alla prossima e keep the faith!

by Michele Sonnini

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